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sabato 20 giugno 2020

Leggiamo ad Alta Voce - La Peste

Questo  sabato, in ritardo rispetto alla nostra tabella di marcia, per problemi legati al mio rientro in presenza a scuola, pubblichiamo una lettura della nostra collega e amica Angela Fraticelli da La Peste di Albert Camus.
La prof. Fraticelli, che ringraziamo per questa nuova lettura, nella registrazione introduce il brano. Pertanto rispetto ad altri post il mio lavoro di introduzione è agevolato. E' incredibile, aggiungerei, comunque, quante similarità, seppure nella diversità dovuta all'epoca, il romanzo presenti con la situazione che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo: la reazione delle persone, le precauzioni prese o non prese, i ritardi,  l'esortazione finale a prepararsi a future epidemie. Camus deve aver attentamente studiato la Storia, le epidemie del passato, per poter raccontare in una storia frutto della sua fantasia, con tale lucida precisione e dovizia di eventi che anche noi abbiamo vissuto oggi, una storia che tanto assomiglia al nostro 2020 di pandemia. Questo avrebbe dovuto e dovrebbe farci riflettere. Non si può stancarsi di dirlo.

Come sempre, spero di avervi incuriosito, vi ricordo che siamo un team dal numero perfetto, anche se voi che ci seguite sapete chi siamo (Sirio, Daniela ed io). Il lavoro svolto nei mesi passati è frutto del lavoro di noi 3 non solo mio. Ci siamo riuniti frequentemente online, abbiamo pensato, programmato, contattato colleghi e alunni (che si sono rivelati molto timidi) e il territorio (Comitato di Quartiere Grottaperfetta), ci siamo costantemente messaggiati per organizzare, a qualunque ora. Abbiamo pensato sin dall'inizio di non fermarci, di creare un filo che ci ha tenuti uniti (le statistiche del blog ce lo dicono), perché la scuola è anche questo. Un filo di seta, forte, come può e deve essere l'offerta di cultura, per attivare il  pensiero, la curiosità ed dare opportunità di approfondimento agli utenti.


Strepitose immagini a cura del prof. Corinaldesi




Albert Camus
Scrittore francese (Mondovi, Algeria, 1913 - Villeblevin, Yonne, 1960). Rimasto prestissimo orfano di padre, morto nella battaglia della Marna, conobbe un'infanzia e una giovinezza di stenti: tuttavia si distinse negli studî universitarî, che non riuscì a compiere per il cattivo stato di salute e per il continuo lavoro cui era costretto. Fu commerciante, commesso, impiegato, per due anni (1936-1937) attore nella compagnia di Radio Algeri. Seguì la sua vocazione di scrittore e di giornalista, prima ad Algeri, dove pubblicò i primi saggi (L'Envers et l'Endroit, 1938; Noces, 1939), poi a Parigi. Antifascista e aderente al partito comunista fin dal 1934, partecipò in Francia attivamente alla Resistenza e fu giornalista engagé soprattutto come redattore e direttore di Combat (1944-48); intanto pubblicava alcune fra le sue opere migliori, i romanzi L'Étranger (1942) e La Peste (1947), i drammi Le Malentendu e Caligula (1944), il saggio sull'assurdo Le mythe de Sisyphe (1944), le nobilissime Lettres à un ami allemand (1945). Dal 1948 sembrò allontanarsi dalla politica militante, cui ritornò però nel 1955-56 (collaborando al giornale L'Express) per i fatti di Algeria; ma si dedicò sempre più alla letteratura e al teatro, con opere che suscitarono continue polemiche: i saggi L'Homme révolté (1951), i racconti La Chute (1956) e L'Exil et le Royaume (1957), le "cronache" Actuelles I, II, III (1950-1958). Ma già nel 1957 - tre anni prima della morte in un incidente automobilistico - il premio Nobel ne consacrò la fama, come una delle più forti personalità della letteratura contemporanea. 



Discorso di Camus al ricevimento del Premio Nobel

lunedì 6 aprile 2020

Lettura ad Alta Voce - Diario della Quarantena e Voler bene a una persona


La nostra amica e collega Rita Pasquini, ha scelto un brano di Paolo Rumiz, il quale, come Rita vi spiegherà meglio, sta tenendo un diario di questo periodo che ci vede a casa durante l'epidemia COVID19.
Come sapete, nei pensieri di uno, si ritrovano pensieri di altri, ci si ritrova. E questo rende, pertanto, il messaggio universale.

Segue, nella stessa registrazione, la lettura di un'altra cara amica e collega Rachele Rotunno della poesia "Voler bene a una persona"  di Davide Rondoni, contenuta nella raccolta Avrebbe amato chiunque, Guanda, 2003




In questo periodo, ci misuriamo tutti con la permanenza in casa,  e misuriamo i metri quadri della nostra casa. Si parla di lavoro da remoto ed anche del fatto che si cucinano più pasti in casa di prima dell'inizio dell'epidemia. La spesa è più difficoltosa da fare, ma avendo più tempo e cercando di uscire meno, si fa anche il pane in casa e la farina e il lievito di birra sono difficili da trovare nei panetti da 25 g ai quali eravamo abituati. Ieri mia cognata mi ha fatto recapitare un po' di lievito, avendone trovato solo confezioni da mezzo chilo! E non è la sola. Ne ridevamo su fb con amici di blog di cucina. Questo per dire...che stiamo tutti vivendo momenti che ci accomunano. Anche cercare la luce da una finestra, per chi non ha balconi e argomento di discussione. Fissare la vitamina D, esponendosi alla luce è importante. E in alcune zone, se i posteri ci leggeranno, bisognerà chiarire che i canti e la musica del pomeriggio che arriva dalle case vicine e stato il nostro modo per comunicare, dopo il silenzio dei primi inusuali giorni e giorni chiusi in casa. Comunicare che non eravamo soli, che eravamo stati rintanati in casa, e che da quel momento in poi, chi voleva esserci e ascoltare musica o cantare insieme a debita distanza, poteva unirsi all'appuntamento delle 18.00 e sentirsi per qualche minuto di nuovo società.

E poi ci sono gli affetti della poesia che legge Rachele. Non sono quelli delle favole. Rondoni nella sua poesia ci ricorda che nel voler bene a una persona - scusate se preciso ed aggiungo io: persona degna di questo sentimento - si deve mettere in conto anche la difficoltà. La felicità si conquista, le relazioni interpersonali hanno i loro momenti perfetti e quelli meno. Ed è nella tenacia, che a mio avviso non può che essere reciproca, nei momenti difficili, che si misura l'amicizia come l'amore.

La vostra Biblioprof

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scelto per il complemento del titolo

Paolo Rumiz
Giornalista e scrittore italiano (n. Trieste 1947). Inviato speciale del "Piccolo" di Trieste, quindi editorialista di "La Repubblica", ha seguito gli eventi politici che a partire dagli anni Ottanta hanno prodotto profonde trasformazioni nell’area balcanica, pubblicando a seguito di questa esperienza il reportage Maschere per un massacro (1996), e successivamente ha documentato gli eventi bellici verificatisi in Afghanistan dal 2001. Appassionato viaggiatore di viaggi lenti e consapevoli, effettuati a piedi o con mezzi di fortuna, indagatore delle terre di confine e dei luoghi dimenticati, ha percorso itinerari sconosciuti al turismo di massa, soprattutto nell'Est europeo, nel profondo Nordest italiano, lungo il fiume Po. Di questo girovagare animato da ideali minimi e chiari, e degli incontri che ne sono derivati con un mondo di personaggi autentici e di territori strani e meravigliosi, ha dato conto con uno stile asciutto e fotografico, che non si compiace mai di sé stesso ma tende a restituire con immediatezza e semplicità il vissuto, in numerosi libri, tra cui occorre citare almeno: Danubio. Storie di una nuova Europa (1990); La leggenda dei monti naviganti (2007); Tre uomini in bicicletta (con F. Altan, 2008); L'Italia in seconda classe (2009); Trans Europa Express (2012); Morimondo (2013); Come cavalli che dormono in piedi (2014); entrambi nel 2015, La cotogna di Istanbul. Ballata per tre uomini e una donna (da leggere soltanto ad alta voce) e Il Ciclope; Appia (2016); La regina del silenzio (2017); Il filo infinito (2019).
Fonte Treccani






Avrebbe amato chiunque
In un tempo d'incertezza e d'interrogazioni, mentre sembra velarsi l'astro accomodante del postmoderno, la poesia di Davide Rondoni attinge più che mai una pienezza vitale, e forse è il suo dono nativo, che non ignora però il vuoto oscuro della coscienza, il tremore teso e nudo della speranza, e vi associa una tenerezza insieme intima e impetuosa, sospesa fra "dolore e lode". Così, nel movimento concertato di questa raccolta l'io che parla raccontando o meditando, talvolta come ai margini di una scena, vive e conosce se stesso attraverso la presenza complementare dell'altro tra i frammenti di una cronaca che diviene subito storia, esperienza incompiuta di un senso, viaggio, andare e venire dell'esistere nello spazio vivo e preciso dei luoghi: Bologna, Milano, New York, San Pietroburgo, Parigi, Chartres, Jesi, Sansepolcro. Ma tutto ora si cala in una dimensione "feriale", tanto più nitida e concreta, quasi a portata di mano, quanto più trascende la "regola del guardare" nel chiarore dell'alba o nella solitudine della notte, mentre vi si accompagnano gli affetti familiari, il desiderio, l'amore, l'amicizia, la pietà, la commozione tranquilla dello stupore. Un discorso lirico che ha il respiro e la tensione dell'esperienza, con cesure e riprese musicali, sino al parlato di una canzone o la sapienza riflessiva di un silenzio. Per Rondoni la fede nella parola è anche fede nell'uomo e nel suo archetipo di perfezione, una certezza che scaturisce dalla "scoperta d'essere nell'universo".

Davide Rondoni 
nato Forlì nel  1964, è un poeta, scrittore e drammaturgo italiano.
Si è laureato in lettere all'Università di Bologna con Ezio Raimondi. Ha fondato e diretto il Centro di poesia contemporanea presso la stessa università. Ha scritto diverse raccolte di poesia, pubblicate in Italia e all'estero. Il bar del tempo (Guanda, 1999, è stato seguito da alcuni libri che hanno ricevuto premi letterari, tra cui le opere: Avrebbe amato chiunque (Guanda, 2003), Apocalisse amore (Mondadori, 2008). 
Ha fondato e dirige la rivista clanDestino, è opinionista di Avvenire, è stato critico letterario nel supplemento domenicale de Il Sole 24 Ore. Dirige la collana “I Passatori - Contrabbando di poesia” per Carta Canta Editore.