Questo libro, con uno stile snello ed accattivante ci parla di un tema noto, ma mai risolto e quindi sempre attuale: cosa fare per combattere l'inquinamento e soprattutto quali piccole azioni possono portare ad un miglioramento.
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Come inizia il libro: Un invito alla lettura.
"Il libro dei finali
Il primo messaggio di suicidio fu scritto nell’Antico Egitto, circa quattromila anni fa. Il suo traduttore lo intitolò «Disputa di un uomo stanco della vita con la propria anima». La riga iniziale recita: «Aprii la mia bocca alla mia anima, che potessi rispondere a ciò che aveva detto». In un alternarsi di prosa, dialogo e poesia, il seguito rappresenta lo sforzo di convincere la propria anima ad acconsentire al suicidio.
Scoprii questo testo leggendo il Libro dei finali, una raccolta di fatti e aneddoti che include anche gli ultimi desideri di Virgilio e Houdini; elegie al dodo e all’eunuco; spiegazioni sui reperti fossili, la sedia elettrica e l’obsolescenza dei prodotti umani. Non ero un bambino particolarmente morboso, ma per anni mi tenni quel morboso volume sempre accanto.
Il Libro dei finali mi insegnò anche che a ogni respiro inalo qualche molecola dell’esalazione finale di Giulio Cesare. Era un fatto che mi elettrizzava – la magica compressione del tempo e dello spazio, il ponte gettato tra quello che per me era un mito e la mia vita a Washington D.C., fatta di foglie da rastrellare in autunno e videogiochi antidiluviani.
Le implicazioni avevano dell’incredibile. Se avevo appena inalato l’ultimo respiro di Cesare («Tu quoque, Brute?»), allora dovevo avere inalato anche quello di Beethoven («Sentirò in paradiso») e quello di Darwin («Non ho la minima paura di morire»). E quelli di Franklin Delano Roosevelt e Rosa Parks e Elvis e dei Padri pellegrini e dei nativi americani che presero parte alla prima Festa del Ringraziamento e quello dell’autore del primo messaggio di suicidio e persino quello del nonno che non ho mai conosciuto. Da discendente di sopravvissuti, mi immaginavo l’ultimo respiro di Hitler salire attraversando i tre metri di cemento del soffitto del Führerbunker, e poi dieci metri di terra tedesca e le rose calpestate della cancelleria del Reich, aprire una breccia nel Fronte occidentale, percorrere l’oceano Atlantico e quarant’anni per arrivare alla finestra del secondo piano della mia camera da letto di bambino, dove mi avrebbe gonfiato come un palloncino da complemorte.
E se inalavo i loro ultimi sospiri, dovevo avere inalato anche i primi, e ogni respiro nel mezzo. E ogni respiro di tutti. E non solo degli esseri umani, ma anche di tutti gli altri animali: il gerbillo della classe, morto mentre era affidato alla mia famiglia, i polli ancora tiepidi che mia nonna spennava in Polonia, l’ultimo rantolo dell’ultimo piccione migratore. A ogni inspirazione, assorbivo la storia della vita e della morte sulla Terra. Questo pensiero mi offriva una veduta aerea della storia: un’ampia rete fatta di un unico filo. Quando Neil Armstrong posò lo stivale sulla superficie lunare e disse: «Un piccolo passo per l’uomo...» espirò attraverso la sua visiera in policarbonato, in un mondo senza suono, molecole di Archimede che gridava «Eureka!» correndo nudo per le strade dell’antica Siracusa, dopo avere scoperto che l’acqua fuoriuscita dalla vasca da bagno mentre si immergeva equivaleva al peso del suo corpo."
Chi è Jonathan Safran Foer? Vi lascio con la domanda in sospeso...a lunedì
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