giovedì 28 gennaio 2021

Jean Giono e l'uomo che piantava gli alberi

 



Abbiamo ricevuto altri libri dal prof. Corinaldesi e non posso non presentarvi un libro piccino che è una vera chicca.

Innanzi tutto chi è l'autore Jean Giono? Scrittore, saggista e traduttore francese di origini italiane e più precisamente piemontesi, acquisì la passione per la letteratura dopo la lettura di classici quali i lavori di Omero e Virgilio. Di ideali pacifisti, scrisse sia poesia che narrativa e opere teatrali.

Le tematiche da lui sviluppate furono il rapporto dell'uomo con la natura e partendo da questo,  i maggiori interrogativi esistenziali.

L'uomo che piantava gli alberi, è un romanzo, parla di un personaggio di fantasia ed è ambientato nei pressi di Vergons, villaggio della Provenza.


Vergons

LA storia ricorda il caso vero di Ambroz Haračić, botanico croato nativo dell'isola di Lussino, Croazia, che fondò un'associazione per il rimboschimento dell'isola e  piantò nelle pietraie pini marittimi e altre conifere rendendola lussureggiante e attirando così il  turismo.


Isola di Lussino

Molto si prestava il racconto di Giono ad essere pubblicato con l'aggiunta di illustrazioni. Queste sono diventate sempre più belle nelle varie successive edizioni .


sabato 23 gennaio 2021

Giorno della Memoria 2021

 


In occasione del Giorno della Memoria, quest'anno il nostro Istituto, attraverso il Dipartimento di Lettere e la Biblioteca, organizza per le classi quinte un incontro a distanza sulla piattaforma Google Classroom della Scuola mercoledì 27.01.2021 dalle ore 16.00 alle 17.00.

Si invitano i colleghi interessati e gli alunni delle quinte classi a partecipare. Il programma completo sarà pubblicato nei prossimi giorni.

Il link per accedere all'evento verrà pubblicato in Classroom su "Biblioteca Luisa Panattoni"

 Chi non è iscritto alla Biblioteca su Google Classroom può nel frattempo farlo accettando l'invito che vi sarà inviato lunedì 25.01.2021. 

Come sempre, vi aspettiamo numerosi!!!

PROGRAMMA


Incontro organizzato dalla Biblioteca “Luisa Panattoni” e dal Dipartimento di Lettere dell’I.T.A.
“Giuseppe Garibaldi”

Tutti gli studenti delle classi quinte e i docenti iscritti alla Biblioteca sulla piattaforma Classroom potranno accedere all’evento tramite il link del corso.

ore 16:00 - Inizio incontro. Musica e immagini
ore 16:05 - Benvenuto e riflessioni sulla giornata della memoria
ore 16:10 - Introduzione alle leggi razziali e video sul discorso di Mussolini.
Prof.ssa Daniela La Macchia
ore 16:20 - Letture di alcuni brani di Primo Levi
prof.ssa Paola Risoldi
ore: 16: 30 - brano di Settimia Spizzichino
prof.ssa Daniela La Macchia
ore 16: 35 - Lettura di uno stralcio del libro “Le 999 donne di Auschwitz” di Heather Dune
Macadam
prof.ssa Lozito Annarita
0re 16: 40 - Fantasia e cultura come antidoto alla brutalità nazista:
- Opere a fumetti
- Stralcio da “La vita è bella”
Prof. Paolo Amadio
Riflessioni
ore 16:50 – video finale: viaggio della memoria. Classi dell’Istituto Garibaldi 2017
ore 17:00 - Saluti

Il team di Biblioteca

La vostra Biblioprof
Il prof. Sirio Corinaldesi

lunedì 18 gennaio 2021

Invito alla lettura - L'architettrice



La balena

La cosa era grigio polvere, ricurva come una storta da alchimista: panciuta alla base, si restringeva nella parte superiore. Non misurava piú di mezzo palmo. Apparve all’improvviso sullo scrittoio di mio padre, insediata sulla pila di fogli scarabocchiati dalla sua grafia febbrile. La scambiai per un fermacarte, frantume di qualche scultura antica. Mio padre infatti, nonostante le proteste sguaiate di mia madre, aveva cominciato a raccattare ogni genere di reperti, fabbricati dagli uomini, dalla natura o dal caso: li esumava, li scambiava con altri cacciatori di tesori, talvolta li acquistava, tanto che il suo studiolo ormai somigliava piú alla bottega di un rigattiere che di un pittore.
Dentro scatolette di legno di pero conservava frammenti di ossa di martiri, alluci di divinità defunte e calcoli renali recuperati dal cognato nei pitali dei suoi pazienti: li ammucchiava sulle scansie tra libri squinternati in ebraico e latino, tavole con anatomie di cadaveri dissezionati, e perfino, accuratamente sigillati in una boccia di cristallo, peli di ytzquinteporzotli e xoloitzcuintli, cioè di cane e lupo messicano. Quel locale sempre in penombra, che sapeva di colla, legno bruciato e carta vecchia, il mondo di mio padre quando non era mio padre, esercitava su di me la forza d’attrazione irresistibile di una calamita su una scheggia di metallo.
Mio padre pretendeva di non essere disturbato, ma non si chiudeva mai col catenaccio, perché forse in fondo lo divertiva vedermi curiosare tra le sue meraviglie. Mia sorella Albina non provava nessun interesse per i suoi disegni e i fiori essiccati. Lui sollevava appena la testa dal foglio, e portandosi il dito alle labbra mi intimava di far silenzio. Poi intingeva la penna nell’inchiostro e si dimenticava di me. Appollaiata sullo sgabello coi piedi che mulinavano nell’aria, lo guardavo scrivere, scrivere, scrivere. Chissà che. A quel tempo sapevo appena sillabare. E non capivo perché mai un pittore dovesse usare cosí spesso la penna.
La cosa però non era il pezzo di una scultura, e nemmeno un sasso. Emanava un odore penetrante di mare e di marcio, come fosse stata, e in parte fosse ancora, qualcosa di vivo. Era febbraio, il freddo costringeva a tener chiuse le impannate, e il puzzo divenne rapidamente cosí acuto da dare il voltastomaco. Il primo giorno mia madre, disgustata, gli ordinò di far sparire subito quella fetenzia. Mio padre la fulminò con un’occhiata di compatimento. Taci, femmina stolta, bofonchiò, tu non sai di che cianci. La «fetenzia» è piú preziosa di tutto quello che c’è qua dentro, la ammoní. Quanto vale? si rianimò mia madre, allungando la mano. Mio padre gliela schiaffeggiò scherzosamente. Ci sono cose troppo rare, che non hanno prezzo, manco per mille scudi la venderei, affermò. Per mille scudi mi venderei volentieri mio marito, rise mia madre, ammiccando a me, ma purtroppo l’uomo mio non vale cosí tanto. Però poi aggiunse, con sorprendente tenerezza, Giovanni, falla sparire che appesta l’aria, non vorrei contagiasse qualche malattia ai bambini.
La cosa non sparí. Si limitò a diffondere in ogni angolo dell’appartamento una fragranza di mare e di decomposizione, finché, col passare dei giorni, si inaridí – e divenne secca e inerte come un minerale.
Tuttavia non era un minerale. Non era pietra e nemmeno tufo. Somigliava all’avorio, e al corno. La superficie era spugnosa, bucherellata di pori minuscoli. Su un lato, irta di setole bianchicce che sembravano quelle del porco selvatico. Mio padre mi raccomandò di maneggiarla con attenzione, perché era un pezzo del corpo di un animale che nei nostri mari non si vede mai. Una creatura di un altro mondo. Un pesce balena.
Le sere d’inverno, quando la pioggia o il nevischio lo intrappolavano in casa, mio padre allestiva recite dell’Orlando Furioso, selezionando le storie piú avventurose di Angelica, Astolfo e Ruggiero, o di commedie all’improvviso, blaterando in veneziano, bergamasco e napoletano nella parte di Pantalone, Zanni o del capitano. Provava le scene davanti a noi – che formavamo il suo primo pubblico. Albina e io non lo abbiamo mai potuto seguire alle rappresentazioni delle commedie, nemmeno nelle case private, perché potevano andarci solo le donne sposate. Si esibiva volentieri per noi figlie. Nella nostra innocenza feroce, eravamo i suoi critici piú imparziali. Se un lazzo non riusciva a farci ridere, lo tagliava. La vera comicità, sosteneva, deve funzionare pure con gli idioti.
Ma i suoi spettacolini domestici avevano anche un altro scopo. Voleva divertirmi, scuotermi, guarirmi dal mio difetto di fabbricazione. Si era imposto questo obbligo, da nessuno richiesto, quasi per penitenza di una sua colpa. Senza causa apparente, da qualche tempo avevo cominciato a addormentarmi di schianto – scivolavo giú dalla sedia, o cascavo col viso nel piatto in uno stato di torpore e di incoscienza. Mia madre sospettava che un sortilegio m’avesse reso scema.
Ridevo, ma la mia allegria durava come un temporale d’estate. La scoperta di quel mio difetto m’aveva cambiata. Paurosa di tutto, e soprattutto di me, non osavo piú staccarmi dalle stanze familiari: poteva accadere di nuovo, e gli estranei mi avrebbero portato all’ospedale, o abbandonata chissà dove. Preferivo stare in casa, accudire la mia sorellina Antonia. Le facevo il bagnetto nel mastello, inventavo canzoncine e favole per lei. M’era venuta la smania di crescere, e diventare madre a mia volta. Ero già una piccola donna muta e obbediente. E tale sarei rimasta, se quella cosa non fosse comparsa sullo scrittoio di mio padre.
Nessuna di tutte le storie che mi ha raccontato, infatti, mi ha appassionato quanto quella della balena che una sera di febbraio del 1624 venne ad arenarsi sui sassi della costa, poco oltre Santa Severa.
Calava già il buio quando una sentinella, di guardia sulla fortezza, intravide in mare – a un miglio di distanza, verso Civitavecchia – una sagoma scura. Forse un’isola galleggiante di sfasciumi di qualche naufragio, o un’imbarcazione nemica. Pirati barbareschi che s’appropinquavano per una razzia? Diede subito l’allarme. I soldati si precipitarono sulla spiaggia. Ma non era un’isola né una barca. Nemmeno somigliava a un pesce. Era cosí grande che pensarono a un’apparizione demoniaca. Alla luce delle fiaccole, compresero che il mostro marino giaceva a poche braccia dalla riva. L’acqua era gelida. Però non fu per quello che i soldati esitarono a raggiungerlo. Temevano che il leviatano fosse ancora vivo. Alle prime luci dell’alba, un pescatore intraprendente si rimboccò le braghe alle ginocchia e s’avventurò verso la mole grigiastra, ormai inerte.
I soldati chiamarono gli ufficiali, e gli ufficiali i superiori del comando della rocca di Santa Severa. Dipendeva, come tutte le terre circostanti, dall’Ospedale di Santo Spirito. Alla luce del nuovo giorno, il mostro si rivelò una innocua balena. A memoria d’uomo, nessuna balena, prima d’allora, era mai venuta a nuotare nell’acqua del nostro mare.
Gli eruditi ricordavano una balena morta al largo della Corsica, quattro anni prima: ma in Italia mai. Questa doveva arrivare dall’oceano. Forse, inseguita da un’orca, si era inoltrata nel Mediterraneo, e fuggendo si era spinta cosí lontano che aveva smarrito la via del ritorno. Era una femmina, ed era sola. Non fu trovata traccia di balenottero.
Secondo alcuni scienziati, era molto anziana, e per questo non aveva compagni. Secondo altri, era stata abbandonata dal suo dux. La balena infatti vive in comunione con un pesce lungo e bianco, che si aggrappa al suo muso e resta sempre con lei. Sospinge nella sua bocca i pesci minuscoli di cui si nutre, allontana i pericoli, e col tocco della coda spinosa la pilota nei mari e attraverso le correnti come fosse un timone. Per questo lo chiamano dux. In cambio ne ricava cibo e protezione: durante le tempeste, la balena lo tiene al sicuro nella propria bocca. Non possono vivere l’uno senza l’altra. Se perde il suo dux, la balena non può andare avanti né tornare indietro: può solo morire.
La carcassa si era incastrata sugli scogli che punteggiavano la costa, e sui quali spesso sbattuti dalle onde si erano infranti vascelli e feluche. Misurava piú di novantuno palmi di lunghezza e cinquanta di larghezza, ed era cosí pesante che nemmeno trenta uomini riuscirono a trainarla sulla sabbia. Decisero di farla a pezzi là dove si era incagliata, arrampicandosi sul suo dorso lucente come su una collina. La pelle, grigio chiaro, era sottile e delicata come taffetà.
Nel giro di poche ore, quella spiaggia sempre deserta divenne gremita, e non bastava piú a contenere la folla. Da Roma carovane di carrozze vi conducevano scienziati, zoologi, dilettanti, preti, poeti, pittori. Alcuni volevano studiarla, altri semplicemente vederla, altri ancora disegnarla, perché restasse memoria di lei. Era un prodigio.
Ma con altrettanta avidità molti volevano possederla. I contadini e i pescatori della zona furono pagati per staccare la coda, le ali, la carne, le vertebre. I piú ingegnosi già sognavano di fabbricarci troni e sgabelli. Le aprirono la bocca coi pali e le travi. Era cosí vasta che un uomo avrebbe potuto entrarci a cavallo. Provarono anche a dipanare gli intestini, ma il cordone delle viscere era piú spesso di un uomo. La carne era rossa, come quella del bue. Lo strato di sugna sotto il dorso cosí pesante che ci vollero tre carri per trasportarlo, e l’olio che ne fu ricavato riempí nove botti e bruciò nelle lampade per un anno intero. I denti erano alti come un uomo, ma decrescevano nella gengiva come le canne dell’organo. Il piú piccolo era poco piú grande di una storta da alchimista. Ed era quello che mio padre aveva sistemato sul suo scrittoio.
Glielo aveva donato fra Luigi Bagutti, l’architetto di Santo Spirito. Viveva a pochi passi da casa nostra ed era diventato il miglior amico di mio padre: si vedevano ogni giorno per commentare le nuove fabbriche dell’Urbe. Fra Leone, il suo superiore, gli aveva procurato ossa, carne e grasso e fra Luigi li mostrò a mio padre, sapendo che era l’uomo piú curioso di Roma, affamato di novità e di conoscenza. L’oggetto che mi affascinava tanto era il dente piú piccolo di quella balena straniera.
Quella notte la sognai. Vagava sperduta tra le onde, attratta dalle luci della fortezza, ma quando si avvicinava gli scogli aguzzi del fondo le laceravano il ventre. Lanciava spruzzi d’acqua dallo sfiatatoio, alti come palazzi, ma il suo dux l’aveva abbandonata e nessuno veniva a liberarla.

Spero di avervi incuriosito. Buona lettura.

La vostra Biblioprof.

giovedì 14 gennaio 2021

Contributi a favore delle istituzioni scolastiche per l'acquisto di abbonamenti a quotidiani e riviste

 



Sono stari emanati i bandi per il finanziamento dell'acquisto di quotidiani e riviste tecniche di settore per le istituzioni scolastiche.

Le domande si presentano dal 10 febbraio al 10 marzo 2021

La Legge di Bilancio 2020, all’art. 1, commi da 389 a 392, aveva previsto uno stanziamento annuale destinato alle istituzioni scolastiche  statali e paritarie , quale contributo per sostenere i costi per l’acquisto di abbonamenti a giornali quotidiani, periodici e riviste scientifiche e di settore, in formato cartaceo o digitale, in aiuto alla didattica e alla promozione della lettura critica.

In proposito, la Presidenza del Consiglio, di concerto con il Ministero dell’Istruzione, ha emanato due bandi: il primo è rivolto a tutte le scuole, il secondo a quelle secondarie di secondo grado.

 Per entrambi i bandi, i termini per presentare la domanda vanno dal 10 febbraio al 10 marzo 2021. Con successiva comunicazione della Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento scolastico del Ministero dell’Istruzione saranno fornite puntuali indicazioni in ordine alle modalità di presentazione delle istanze. 2.

La domanda è presentata, firmata digitalmente dal Dirigente scolastico, con le modalità che saranno indicate ai sensi del comma 1. Nel dettaglio sono previste due misure per promuovere la lettura nelle scuole: una rivolta alle scuole - che entra nel vivo con la pubblicazione dei due bandi per l’acquisto di abbonamenti a quotidiani e periodici - l'altra destinata agli studenti. Contributi per le scuole: cosa finanziano i bandi A febbraio si aprono i due bandi rivolti alle scuole per l’acquisto di abbonamenti a giornali quotidiani, periodici e riviste scientifiche e di settore, in formato cartaceo o digitale. Le risorse complessivamente stanziate ammontano a 14 milioni di euro.

Sono previste due tipologie di contributo: fino al 90% della spesa sostenuta per l’acquisto di uno o più abbonamenti a periodici e riviste scientifiche e di settore, anche in formato digitale; fino al 90% della spesa per l’acquisto di uno o più abbonamenti a quotidiani, periodici e riviste scientifiche e di settore, anche in formato digitale, a favore delle scuole che adottano programmi per la promozione della lettura critica e l’educazione ai contenuti informativi, nell’ambito dei Piani per l’offerta formativa rivolti agli studenti che frequentano la scuola secondaria di primo grado. Le domande devono essere presentate dal 10 febbraio al 10 marzo 2021.Contributi per gli studenti.

La Manovra 2020 prevede per gli studenti un contributo - fruibile in formato voucher e associato alla Carta dello studente “Io Studio” - per l’acquisto di abbonamenti a quotidiani o periodici, anche in formato digitale. Il voucher è rivolto agli studenti censiti nell’Anagrafe nazionale studenti, che frequentano le scuole secondarie di secondo grado statali e paritarie e che partecipano a programmi per la promozione della lettura critica e l’educazione ai contenuti informativi nell’ambito dell’istituzione scolastica di appartenenza.

In sede di prima applicazione, per l’anno scolastico 2020-2021, potranno accedere al contributo gli studenti che frequentano la prima classe della scuola secondaria di secondo grado. Per l’assegnazione dei contributi agli studenti sarà adottato un decreto del Capo del Dipartimento per l’informazione e l’editoria che stabilirà modalità e termini per la presentazione delle domande, da parte delle scuole di appartenenza degli studenti destinatari, nonché i criteri di ammissione e l’ammontare delle risorse annualmente disponibili. Con un provvedimento analogo, a decorrere dall’anno scolastico 2021-2022, saranno individuate ogni anno le classi della scuola secondaria di secondo grado destinatarie dell’agevolazione.

lunedì 11 gennaio 2021

Vi presento Jonathan Safran Foer




Foer al Festival del Cinema in Italia

Libri presenti in Biblioteca

Molto forte, incredibilmente vicino (donatoci dal Cepell in seguito all'adesione della Biblioteca al Festival di Lettura ad Alta Voce 2019).

Possiamo salvare il clima prima di cena: perchè il clima siamo noi. (nuovo arrivo)

Janathan Safran Foer, statunitense con origini polacche da parte della madre. I suoi nonni materni furono perseguitati durante l'olocausto. Appartiene ad una famiglia culturalmente impegnata. Sin da giovanissimo mostra interesse per la scrittura. Inizia con il romanzo ma  sente poi  l'urgenza di scrivere anche saggi su temi ambientali, l'ultimo è appunto Possiamo salvare il clima prima di cena: perchè il clima siamo noi.

Ha attratto a volte critiche per lo stile della sua scrittura che si rifà al modernismo. Per alcuni, non riesce ad eccellere nella sua prosa tanto quanto Philip Roth, altro scrittore di origine ebraica, che è invece considerato negli Stati Uniti uno scrittore più genuino ed originale. Questo comparare uno scrittore ad un altro, e soprattutto uno dei più importanti scrittori della letteratura ebraica americana del suo tempo a Foer è forse un'ingiusto tentativo di incasellare e mettere in competizione la creatività.

Altri libri dell'autore.

Romanzi

Ogni cosa è illuminata (2002)
Tree of codes (2010)
Eccomi (2016)

Saggi
Se niente importa. Perchè mangiamo gli animali? (2010)


ultimo aggiornamento 12.01.2021

venerdì 8 gennaio 2021

Scopriamo: Possiamo salvare il mondo prima di cena e J.S. Foer

 


Questo libro, con uno stile snello ed accattivante ci parla di un tema noto, ma mai risolto e quindi sempre attuale: cosa fare per combattere l'inquinamento e soprattutto quali piccole azioni possono portare ad un miglioramento.

Vedi in OPAC

Come inizia il libro: Un invito alla lettura.

"Il libro dei finali

Il primo messaggio di suicidio fu scritto nell’Antico Egitto, circa quattromila anni fa. Il suo traduttore lo intitolò «Disputa di un uomo stanco della vita con la propria anima». La riga iniziale recita: «Aprii la mia bocca alla mia anima, che potessi rispondere a ciò che aveva detto». In un alternarsi di prosa, dialogo e poesia, il seguito rappresenta lo sforzo di convincere la propria anima ad acconsentire al suicidio.

Scoprii questo testo leggendo il Libro dei finali, una raccolta di fatti e aneddoti che include anche gli ultimi desideri di Virgilio e Houdini; elegie al dodo e all’eunuco; spiegazioni sui reperti fossili, la sedia elettrica e l’obsolescenza dei prodotti umani. Non ero un bambino particolarmente morboso, ma per anni mi tenni quel morboso volume sempre accanto.

Il Libro dei finali mi insegnò anche che a ogni respiro inalo qualche molecola dell’esalazione finale di Giulio Cesare. Era un fatto che mi elettrizzava – la magica compressione del tempo e dello spazio, il ponte gettato tra quello che per me era un mito e la mia vita a Washington D.C., fatta di foglie da rastrellare in autunno e videogiochi antidiluviani.

Le implicazioni avevano dell’incredibile. Se avevo appena inalato l’ultimo respiro di Cesare («Tu quoque, Brute?»), allora dovevo avere inalato anche quello di Beethoven («Sentirò in paradiso») e quello di Darwin («Non ho la minima paura di morire»). E quelli di Franklin Delano Roosevelt e Rosa Parks e Elvis e dei Padri pellegrini e dei nativi americani che presero parte alla prima Festa del Ringraziamento e quello dell’autore del primo messaggio di suicidio e persino quello del nonno che non ho mai conosciuto. Da discendente di sopravvissuti, mi immaginavo l’ultimo respiro di Hitler salire attraversando i tre metri di cemento del soffitto del Führerbunker, e poi dieci metri di terra tedesca e le rose calpestate della cancelleria del Reich, aprire una breccia nel Fronte occidentale, percorrere l’oceano Atlantico e quarant’anni per arrivare alla finestra del secondo piano della mia camera da letto di bambino, dove mi avrebbe gonfiato come un palloncino da complemorte.

E se inalavo i loro ultimi sospiri, dovevo avere inalato anche i primi, e ogni respiro nel mezzo. E ogni respiro di tutti. E non solo degli esseri umani, ma anche di tutti gli altri animali: il gerbillo della classe, morto mentre era affidato alla mia famiglia, i polli ancora tiepidi che mia nonna spennava in Polonia, l’ultimo rantolo dell’ultimo piccione migratore. A ogni inspirazione, assorbivo la storia della vita e della morte sulla Terra. Questo pensiero mi offriva una veduta aerea della storia: un’ampia rete fatta di un unico filo. Quando Neil Armstrong posò lo stivale sulla superficie lunare e disse: «Un piccolo passo per l’uomo...» espirò attraverso la sua visiera in policarbonato, in un mondo senza suono, molecole di Archimede che gridava «Eureka!» correndo nudo per le strade dell’antica Siracusa, dopo avere scoperto che l’acqua fuoriuscita dalla vasca da bagno mentre si immergeva equivaleva al peso del suo corpo."

Chi è Jonathan Safran Foer? Vi lascio con la domanda in sospeso...a lunedì




lunedì 4 gennaio 2021

#ioleggoperché: altri libri in dono

Dalla nostra lista di desiderata inviata alla Libreria Tlon, aderente all'iniziativa #ioleggoperché arrivano oggi altri tre libri in dono alla Biblioteca d'Istituto "Luisa Panattoni".


dono del prof. Sirio Corinaldesi


dono del prof. Sirio Corinaldesi


Dono di un cittadino (firmato Niccolò)


La vostra Biblioprof